Ricordando Aurelio Personeni, 1939-2021

Al centro del dialogo che ho intrattenuto negli anni con mio zio Aurelio stava non tanto la quotidianità, quanto piuttosto il passato, ed in particolare la memoria della Seconda Guerra Mondiale e della Resistenza.
Il costante ritorno di mio zio a quel periodo, che concide con la sua nascita e la sua prima infanzia, era dettato da tanti motivi.
Certo giocava nell’età della vecchiaia il bisogno di tornare alle proprie origini, e di recuperare ricordi lontani mentre l’orizzonte del futuro si chiude lentamente.
Significava tentare di capire la propria personalità e dare un senso alla propria esistenza.
Voleva dire poi mantenere vivo il legame con i suoi genitori Ercole e Bianca.
Era alle memorie familiari che tornava insistentemente.
Sulla base di questa memoria di eventi vissuti con gli occhi di chi ha 4, 5 o 6 anni, nel corso della vita Aurelio ha coltivato una passione per la storia, leggendo libri, saggi, articoli di storia locale e nazionale su quel periodo.
La ragione più profonda del suo legame con questo momento storico era però la lezione etica che ne traeva.
Rivisitare quegli eventi dava un senso concreto a valori di giustiza e libertà, non astrattamente dichiarati.
I suoi genitori ed il mondo a cui erano appartenuti avevano dimostrato con la partecipazione individuale, con le loro azioni, rischiando ogni volta la loro vita, scegliendo di continuo tra il bene ed il male, di legare il sacrificio personale al bene collettivo.
Questi valori incarnarti nelle persone e nei loro gesti quotidiani durante quell preciso periodo storico ritornavano costantemente nelle nostre conversazioni. Ogni volta che parlavo con Aurelio, eventi già conosciuti si arricchivano di dettagli inediti, di collegamenti nuovi.
Forse l’episodio più sorprendente di storia familiare tramandato per via orale che appresi da Aurelio riguardava.la partecipazione di un prozio valtellinese, cacciatore scelto degli Alpini, alla prima Guerra Mondiale.
Lo zio Guglielmo si vendicò durante una azione di guerra colpendo un ufficiale responsabile di una decimazione, la barbara pratica con cui si punivano per atti di insubordinazione battaglioni con la fucilazioni di un soldato su dieci.
Erano però gli anni dal 1943 al 1945, non quelli del conflitto precedente, che tornavano con più insistenza nelle nostre conversazioni.
E’ stato con quel periodo che Aurelio aveva un rapporto diretto, genetico, ombelicale.
Questo rapporto di filiazione è stato anche quello che ha legato questi eventi alla nostra repubblica ed alla nostra costituzione.
Ma, come ogni memoria, quella di questo periodo è destinata ad affievolirsi col passare del tempo e con la scomparsa dei suoi testimoni diretti.
A questo processo naturale si è aggiunto negli anni la volontà politica di mettere in discussione la memoria della Resistenza, sminuendone il significato, relativizzandola come scelta ideologica dal valore etico identico a quella dei suoi oppositori.
Aurelio ha sempre deprecato questi attacchi.
A ben ripensarci le nostre conversazioni rivolte al passato erano ben piantate nel presente, perchè Aurelio, cosí amante della politica, ha continuato a intepretare l’oggi alla luce di quei valori.
Per lui, come per tutta la sua generazione, la storia era politica, e la politica aveva un senso solo se radicata nella memoria storica.
Aurelio è rimasto risolutamente, fino alla fine dei suoi giorni, un antifascista.
Ha tenuto il timone della sua vita sempre rivolto verso questi principi.
E’ la scia di quel suo timone che dobbiamo continuare a seguire anche oggi.
Maurizio Isabella